STUDIO MEDICO NANNEI VIGANO'
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Approfondimenti

OMEOPATIA AL CENTRO LA PERSONA

L’omeopatia è un metodo clinico-terapeutico che mira a ripristinare il livello di salute di un organismo (umano, vegetale, animale). Essa si fonda su alcuni principi:

 

A) la sperimentazione (proving) sull’uomo sano di sostanze che sono in grado di provocare, almeno in parte, manifestazioni sintomatiche (malattia fittizia) il più possibile simili alla totalità dei sintomi caratteristici della malattia naturale (effetto patogenetico)

B) il principio di similitudine e scelta dei rimedi in accordo con tale legge: il medicinale omeopatico è in grado di curare un ammalato che presenta sintomi simili a quelli che la stessa sostanza ha determinato nelle sperimentazioni sull’uomo sano . In omeopatia classica la scelta deve essere fatta su un unico rimedio che ha un suo caratteristico spettro di azione e che può guarire tutta la sintomatologia fisica, energetica e mentale dell’ammalato (rimedio specifico)

C) la somministrazione di dosi minime, dinamizzate in modo che la sostanza prescelta possa sviluppare al massimo livello le sue forze potenziali.

 

Samuel Hahnemann, fondatore dell’omeopatia, pur ispirandosi a precedenti teorie, attraverso numerosi studi e sperimentazioni eseguite secondo determinate regole e con la collaborazione di altri medici ne strutturò la metodologia.

E’ necessario notare che in omeopatia ( omeo=simile+ pathos ) il termine pathos si riferisce al significato originario della parola greca cioè sofferenza. L’ammalato manifesta la sua sofferenza mediante sintomi oggettivi e soggettivi non tutti ascrivibili ad un’entità nosologica (malattia).

S. Hahnemann considerava l’essere umano come un’unità biologica animata dall’energia vitale (Dynamis) che , quando in equilibrio, quindi nello stato di salute, mantiene fra tutte le componenti dell’organismo vivente impegnate nelle diverse attività funzionali e reattive, un’armonia che induce all’ammirazione. Da Hahnemann quindi un indirizzo terapeutico rivolto soprattutto all’ammalato in toto, non solo alla sua patologia, ma all’organismo (strumento materiale della vita) e ai disturbi della dynamis che lo anima con la sua sensibilità e volontà, ossia in termini attuali alla persona.

E’ bene sottolineare quanto la medicina omeopatica classica da Hahaneneman ad oggi si sia sempre occupata di guarire l’essere umano in toto. Così James Tyler Kent (1849 1916), noto omeopata americano del XIX sec, affermava che il medico omeopata deve curare contemporaneamente al corpo del paziente gli elementi mentali, emozionali e spirituali. Dopo di lui tutti i medici di omeopatia classica hanno sempre rivolto il loro interesse all’ammalato come persona nella sua totalità. La malattia ha un significato profondo per la persona che ne è portatrice. Si manifesta in un determinato periodo della sua esistenza, viene vissuta con modalità personali ed originali, appartiene interamente alla persona che l’ha generata. Essa è sempre una manifestazione unitaria, così come l’essere umano, pur con molteplici aspetti. La frammentazione della malattia in centinaia di migliaia di piccole o grandi malattie ha tra i suoi vantaggi soprattutto quello di potere studiare analiticamente gli aspetti anche minori della sofferenza umana, ma ha fatto perdere la nostra identità di malati-persone, tanto da fare affermare al premio Nobel per la Medicina Alexis Carrel “L’uomo ammalato è stato diviso in più regioni, ognuna delle quali ha il suo specialista. Costui si consacra allo studio di una parte minuscola del corpo, ma in questo modo egli rimane tanto ignorante del rimanente che non può conoscere alla perfezione neppure questa parte”.

L'omeopatia quindi soddisfa l'attuale esigenza della medicina e della società che è quella di considerare l'ammalato nella sua totalità sia fisica che spirituale.

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